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Logopedia

Logopedia

Il termine “logopedia” deriva dal greco logos ("discorso") e paideia ("educazione”) e si riferisce quindi ad una disciplina che si occupa della rieducazione del linguaggio. Al paese di Oz costituisce una tappa del percorso abilitativo dei bambini che frequentano il Centro, che possono presentare diverse patologie, come ad esempio, sindromi genetiche, deficit neurologici e disturbi generalizzati dello sviluppo. L’approccio logopedico considera il bambino nella sua globalità, tenendo conto di tutti i suoi aspetti: emotivo- relazionale, cognitivo, motorio, competenza ludica, comunicativa e di linguaggio.

Il percorso inizia con la valutazione del bambino, per definire gli aspetti della comunicazione, del linguaggio, della deglutizione e della masticazione. La presa in carico può essere diretta o indiretta: quella diretta prevede l’interazione durante le sedute del terapista con il bambino, ed inizia con l’osservazione del bambino in un contesto ludico, con l’intento di verificare le sue reali competenze comunicative e di linguaggio; in genere questa fase si esaurisce in 4 o 5 incontri, al termine dei quali si discute sia con l’equipe terapeutica che con la famiglia di ciò che è emerso e del percorso che si ritiene opportuno intraprendere. Quella indiretta prevede invece che il terapista intervenga sull’acquisizione di competenze comunicative senza interagire direttamente con il bambino ma dando indicazioni e materiali alle sue figure di riferimento: dopo aver effettuato delle osservazioni sull’interazione madre-bambino, o dopo aver visionato video del bambino, ripreso durante le sedute di altre terapie o all’interno di ambienti quotidiani, egli incontrerà la famiglia e gli insegnanti per definire gli obiettivi su cui lavorare e le strategie per raggiungerli.

Il logopedista delinea il percorso definendo gli obiettivi a breve e a lungo termine e quindi esso sarà diverso a seconda del tipo di disturbo che il bambino presenta (comunicazione, linguaggio o  masticazione-deglutizione). La durata dell’intervento varia in base alla patologia del bambino, alla sua età e soprattutto alla sua capacità di sostenere un trattamento specifico sulle proprie difficoltà. E’ importante per qualsiasi intervento sul linguaggio che il bambino manifesti interesse verso questa forma di comunicazione, che provi ad imitare, che sperimenti l’uso della bocca per la produzione di suoni, che dimostri intenzione nel comunicare, che usi gli oggetti nell’attività ludica e abbia la memoria di quanto è successo per poi rifarlo.

Le proposte attraverso cui la logopedista coinvolge il bambino, oltre che finalizzate al lavoro tecnico, sono inizialmente volte alla costruzione di una relazione significativa e positiva; esse consistono in attività ludiche tra cui: manipolazione di oggetti, costruzioni con piccoli e grandi cubi, giochi simbolici con oggetti di grandezza reale e miniaturizzati, giochi di ruolo con travestimenti, libretti, filastrocche e canzoncine, giochi articolatori allo specchio o con bolle e fischietti, giochi a tavolino e disegni.

In genere il setting logopedico è costituito da terapista e bambino e in casi particolari è prevista la compresenza con altri terapisti o altri bambini.

Le logopediste si avvalgono di alcune consulenze specialistiche: visite foniatriche per valutare gli aspetti funzionali del distretto oro-facciale; visite ortodontiche e neuropsichiatriche.

La conclusione del percorso logopedico può non coincidere con l’acquisizione di un linguaggio corretto, fluido e completo ma avviene con il raggiungimento della massima competenza comunicativa possibile per quel bambino. Ulteriori miglioramenti del linguaggio non necessitano di un intervento tecnico ma si otterranno grazie alle stimolazioni nel contesto  socio-relazionale e scolastico del bambino.

La comunicazione aumentativa alternativa (CAA)

Molti dei bambini che frequentano i Centro non hanno la possibilità di sviluppare in modo adeguato il linguaggio; per loro viene proposta, sulla base delle abilità presenti, una modalità di comunicazione che utilizza altri canali oltre a quello verbale.

Tale modalità si realizza presso il nostro Centro con l’ausilio della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), che sostiene, sostituisce, integra il linguaggio verbale.

Obiettivo della CAA è creare le condizioni affinchè il bambino abbia la possibilità di comunicare in modo efficace i propri bisogni, le proprie scelte, i vissuti, le esperienze, a seconda delle specifiche capacità. Il progetto che viene creato, e che si focalizza in primo luogo sulla motivazione a comunicare, utilizza strumenti adatti alle sue esigenze attuali ma che devono essere flessibili ed evolversi secondo il percorso di crescita nei suoi aspetti cognitivi, emotivi, sociali ecc.

Un altro aspetto da considerarsi fondamentale è il coinvolgimento della famiglia, della scuola e di tutte le figure significative per il bambino, che devono essere istruite all’uso degli strumenti di comunicazione e che devono concorrere allo sviluppo degli stessi, affinchè l’opportunità di comunicare sia estesa all’ambito di vita del bambino e non resti limitata alla stanza di terapia.

In questi anni molti bambini, anche con quadri clinici gravi, hanno intrapreso questo percorso con risultati più o meno consistenti ma sempre di grande importanza perché anche un piccolo cambiamento nella capacità di comunicare rappresenta un grande passo nell’affermazione di sé e nella possibilità di costruire relazioni significative.

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