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martedì 15 marzo 2011 - 09:45

Al Paese di Oz sono stata presa anch’io per mano

Intervista a Renata Zadra, genitore responsabile del Paese di Oz
 
Al Paese di Oz sono stata presa anch’io per mano
 
Non è facile raccontare cosa significhi vivere con un figlio disabile accanto, affrontare le difficoltà quotidiane che vengono imposte dalle esigenze di chi è affetto da patologie croniche, trovare la forza per sé e per chi si ama per superare ostacoli e rendere meno complicata una situazione di per sé delicata. Sono tante le storie che in trenta anni d'attività sono passate per il Centro "Il Paese di Oz" dell'Anffas; bambini bisognosi di cure e famiglie in cerca di un sostegno, non solo medico ma anche psicologico. Renata Zadra da diversi anni è responsabile dei genitori che si rivolgono al Centro di via Aosta. Nelle sue parole si colgono esattamente l'entusiasmo, la passione, l'energia e l'impegno con cui Il Paese di Oz lavora per offrire un servizio a 360 gradi ai giovani disabili e a tutti coloro che a vario titolo, dai familiari, agli operatori, ai volontari, entrano in relazione con loro.

"Al Paese di Oz sono stata presa anch'io per mano": racconta la signora Renata, mamma di Anna. "Credo che la cosa bella del centro sia il patrimonio di umanità, una generazione di genitori che accoglie la diversità non in modo doloroso, ma come un nuovo punto di partenza, un voltare pagina, un cancellare delle aspettative di quando ti nasce un figlio e ripartire un po' da zero".

A distanza di trenta anni, da quando è nato nel 1981, il centro è diventato un patrimonio dell'intero territorio – unico nel suo genere - da tutelare e conservare, un luogo dove il disabile è trattato non come un malato bensì come persona che ha dei bisogni diversi, e dove viene aiutato ad essere parte integrante del tessuto sociale in cui vive.

Il Paese di Oz è molto conosciuto anche al di fuori dei confini provinciali. Persone che arrivano anche dalla Sicilia o dalla Sardegna si rivolgono a questa struttura che garantisce loro un'assistenza totale, da quella sanitaria a quella educativa, a quella più propriamente emotiva.

"Io sono cresciuta nel Paese di Oz, come mamma – prosegue la signora Zadra – all'inizio non sapevo affrontare certe cose come il dolore o lo sconforto. Qui invece si cresce e ci si aiuta tra familiari, si condividono le esperienze e le difficoltà, ci si capisce. Ho capito che noi genitori siamo artefici di ciò che vogliamo per i nostri figli e possiamo esserlo grazie all'aiuto dell'equipe che lavora al Centro".

Per sottolineare l'importanza della collaborazione da parte dei familiari degli utenti del Centro, è stata creata l'associazione Amici del Paese di Oz, formata dai genitori, ma non solo, dei ragazzi che frequentano la struttura. Questo gruppo di volontari è molto attivo nel promuovere le attività del Centro e farle conoscere all'esterno, attraverso diverse iniziative, come ad esempio calendari, mercatini, momenti di aggregazione, oggetti e gioielli fatti a mano.

Per festeggiare questi primi trenta anni d'attività del Paese di Oz, in autunno sarà organizzata una vera e propria festa della famiglia e una settimana di porte aperte del Centro di via Aosta.

Crescere insieme e creare una dimensione all'interno della quale vivere con serenità la disabilità dei propri figli: queste le richieste dei genitori che chiedono di non essere lasciati da soli e di desiderare una vita il più normale più possibile per i loro figli. Richieste che nel Il Paese di Oz trovano una risposta.
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